Resistenze contadine: dibattito e confronto sulle pratiche attuali

L’agroindustria è un approccio alla coltivazione della terra legato alle logiche capitalistiche: monocoltura, sementi geneticamente modificate e/o selezionate per la massima resa, concimi chimici, sfruttamento della terra e dei braccianti, grande distribuzione, concentrazione della proprietà. Tutto ciò per portare il massimo profitto a poche grandi aziende, che riforniscono i nostri supermercati e i mercati all’ingrosso.
Esiste però un’altra via, fatta di piccole esperienze puntiformi, diverse, diffuse sul territorio, spesso poco conosciute, che è poi la via “naturale”, quella da cui siamo partiti, perché fattibile e sostenibile sia per chi la pratica sia per il Pianeta stesso. E’ un modo di coltivare legato all’agricoltura contadina, che cerca di preservare le sementi antiche, di rispettare i cicli naturali e la naturale produttività della terra, che crea reti e collaborazione, perché coltivare davvero la terra è impegnativo e faticoso e spesso solo con il supporto di altri ce la si fa. Lo sapevano i contadini di una volta, lo sanno i nuovi contadini, persone che scelgono una via difficile, ma dignitosa, e che sentono il legame e l’importanza del rispettare la terra e, attraverso i suoi prodotti e i suoi ritmi, e di rispettare la dignità e libertà delle persone che lavorano in agricoltura. Si tratta di piccole realtà autorganizzate, dove il lavoro è dignitoso e in cui si cerca di uscire dalle logiche di massimo guadagno: distribuzione attraverso reti alternative, piccoli mercati contadini, conoscenza diretta.
Questo è il tipo di agricoltura che ci piace, in cui la produzione di un reddito avviene rispettando l’ecosistema, curando il territorio e mantenendolo vivo, fornendo cibo sano e nutriente e in cui spesso la scelta di vita si lega ad una scelta politica anticapitalista, di autorganizzazione collettiva e di autodeterminazione.
Le diverse forme di “resistenza contadina” vengono attaccate dai poteri forti, rappresentati dagli stati e in particolare dai “grandi della Terra”, impegnati a proteggere il sistema capitalista e gli interessi economici dei grandi produttori a scapito di lavoratrici/tori e territori
Come nascono le “resistenze contadine”?; quali sono le scelte politiche che sottendono questa scelta di vita?; quali sono le forme di aggregazione che permettono a queste realtà di esistere e resistere?
Di queste esperienze, scelte e strategie di lotta vorremmo parlare nel dibattito di domenica 24 ottobre. Confrontando i diversi approcci e le differenti esperienze, le pratiche, i modi di distribuzione, le lotte che vengono portate avanti sui diversi territori, ma che sono tutte parte di una lotta più grande, quella per il rispetto dell’ecosistema mondo e per la dignità di tuttx i soggetti coinvolti. Perché se è vero che ogni esperienza è piccola, è ancora più vero che tutte insieme creano un panorama di cambio di paradigma economico e politico già in corso, qui, ora, intorno a noi.