Mostre e Proiezioni

AMAZONIADE
di Massimiliano Cacciotti

Perché una mostra che indaga i meccanismi di funzionamento di un hub Amazon all’interno di un festival che vuole indagare il diritto alla città? Proviamo a rispondere a questa domanda nella breve introduzione alla mostra che potete leggere di qui

PROIEZIONI

2061 
Haeberli
To plant a flag
Le case che eravamo

MOSTRA: AMAZONIADE

Nascono come gru nei cantieri all’alba, sconvolgendo l’intero assetto urbanistico di una città.
Sono  non luoghi impossibilI da non vedere, eppure invisibili agli occhi e ai discorsi dei più, se non per qualche strampalato calcolo matematico di posti di lavori.
Ma gli addendi non tornano quasi mai.
I profitti, però, aumentano sempre. 
Per i soliti noti.
Gli immensi capannoni grigi della logistica stanno ormai soffocando le periferie di ogni grande città strategica, tenendosi ben alla larga dai luoghi  accuratamente igienizzati del privilegio, dove si manifestano solo attraverso attraenti banner pubblicitari per ricordarci che “il futuro è già qui, a portata di click”.
Non possiamo sottrarci dal tentativo di inserire questo fenomeno in un quadro più organico e ampio
Dietro le quinte della macchina della logistica oggi si trovano le piattaforme di lavoro digitale, varie e diverse tra loro, ognuna con le proprie specificità, ma con dei tratti comuni e ben delineabili. Sicuramente è determinante il ruolo che queste hanno avuto nei processi di innovazione capitalistica degli spazi urbani, che grazie a fantasiosi partenariati pubblico-privato, diventato sempre più “smart” e sempre più “green”
La digitalizzazione è ormai pervasiva, investe già  molti aspetti della nostra vita quotidiana, a partire dal lavoro, modificando alla radice varie attività come il fare la spesa o affittare un posto letto per una vacanza. 
La velocità, in questo processo, è una variabile fondamentale. Garantire ai propri utenti (che suona meglio di clienti) una soddisfazione immediata a (falsi) bisogni monetizzabili attraverso l’iter più semplice possibile  è uno dei primi obiettivi che le piattaforme digitali si prefiggono.
Ciò fa sì che non ci debbano essere orari, che questi sevizi debbano essere sempre disponibili. 24 ore su 24. 7 giorni su 7.
Tutto a portata di click, come si diceva.
Qualunque sia la cosa di cui si tratti, deve poter essere richiesta o comprata ovunque ci si trovi
Dal proprio smartphone.
A tutte le ore. 
Dietro tutto ciò si nasconde un meccanismo con miliardi di ingranaggi che può funzionare solo grazie all’altissimo livello di digitalizzaizone raggiunto.
La tecnologia ha permesso un’efficienza produttiva, di coordinamento e di controllo mai vista prima.
Ciò si riversa anche e soprattutto nel lavoro che queste piattaforme offrono e hanno plasmato. Un lavoro destrutturato, che sembra non avere più vincoli orari e padroni contro cui scagliarsi, ma nemmeno più tutele e tempo libero dal lavoro; il tipo di mansione, che sia imballare pacchi o consegnare cibo, è completamente controllato dagli algoritmi che dettano ogni azione da fare, affiancati da novità determinanti come il costumer experience, altro parametro che tiene sempre alta la vigilanza sull’operato di  chi lavora. 
Risparmiare tempo comprando con un click”, dunque, implica moltissime cose. 
É uno slogan ben radicato nell’immaginario collettivo, che porta con sè spesso la parola libertà, riconquistata liberandosi da alcune incombenze. 
Guadagniamo libertà attraverso la messa a valore di un sacco di nostri gesti, regalandoli come merce, fonte di profitto per chi farà  in modo di offrirci un servizio (farci arrivare la cena o la spesa) a seguito di quel click. E non si parla certo di chi, mosso dall’algoritmo, ci porterà fisicamente la pizza o impacchetterà l’acquisto che ci arriva il giorno dopo grazie al nostro abbonamento Prime. 
Questo turbinio di movimenti e rapporti, come già accennato, ha un effetto diretto e travolgente, oltre che sul mercato del lavoro, anche sul sistema città.
Dalla nascita di enormi hub di stoccaggio e confezionamento merci, allo stravolgimento di spazi e  strade urbane che  diventano mappdi altrettanti movimenti e linee virtuali di passaggio, che intersecano e riscrivono anche i rapporti pre esistenti tra i luoghi, risignificando ogni spazio urbano in un’ottica di possibile messa a profitto. 
 
Una delle strategie per provare a inceppare questi miliardi di ingranaggi è iniziare a studiare la logica che sta alla base di questo processo, che sembra l’ineluttabile chiave di volta per una “future city” molto più “smart,green and inclusive”, ma che in realtà è solo l’ennesima maschera di una pervasiva politica gentrificatoria che sta velocemente escludendo dalle città chiunque non abbia un profilo sovrapponibile a quello del riccə consumatorə.

PROIEZIONI

2061
film di Danilo Monte con Mohamed Amin Bour
 (2021)
“i ricordi aggredivano la sua mente, era passato o il futuro?”
Il film ritrae nel passato e nel presente la zona di Torino in cui nel 1961 fu edificata, in occasione dell’esposizione internazionale del lavoro, ITALA ’61.
Il 1961 non fu solo l’anno del boom economico, ma anche del picco dell’immigrazione dal sud al nord italia.
Il corto analizza due fenomeni che hanno caratterizzato e che continuano a stravolgere le nostre città: la costruzione di faranoiche opere il cui ciclo vitale è circoscritto all’interno delle tempistiche dei grandi eventi e i massicci fenomeni migratori che creano un nuovo tipo di domanda all’interno dei quartieri.
“Haeberli
film di Moritz Mueller (2020)
E’ un documentario che racconta la storia di Adolf Haeberli, impegnato in una battaglia all’ultimo telegramma contro la classe politica locale a causa della sua casa in rovina nel mezzo dell’elegante e turistico centro storico di St. Moritz. 
“To Plant a Flag”
film di Bobbie Peers (2018)
Che sia un quartiere cittadino o un brullo territorio vulcanico islandese, attraversare uno spazio pone inevitabili questioni di confronto con tutte le altre soggettività che abitano questo luogo. 
Attraverso una riuscita e divertente allegoria il regista  mette in scena le difficoltà e le varie sfaccettature di questa difficile dimensione comunicativa .
“Le case che eravamo”
film di Arianna Lodeserto(2018)
Il diritto alla casa è un tema costante quando si parla di diritto alla città. L’emergenza abitativa, il problema edilizio e la trasformazione urbana a svantaggio di chi la città la abita riecheggiano nella storia recente, dal secondo dopo guerra ai giorni nostri. Con “le case che eravamo” Arianna Lodeserto offre uno spaccato della periferia romana raccontando le lotte per il diritto all’abitare degli ultimi cinquant’anni.